Il periodo Siamese
La Biennale di Venezia del 1907: il sogno ad arte
Nel 1907, con Plinio Nomellini e lo scultore Edoardo De Albertis, Chini allestisce alla Biennale di Venezia la Sala L’arte del Sogno, in cui espone Icaro, Il Giogo e Il Battista.
La sala ha un pavimento in gres realizzato dalla Manifattura, a motivi di fiori e animali, mentre la parte alta delle pareti è decorata da grandi pannelli che raffigurano un corteo di putti avvolti da nastri fluenti e ghirlande di foglie e fiori su uno sfondo chiaro di cielo e di mare, eseguiti con grande libertà e freschezza di tratto.
La decorazione colpisce talmente tanto il Re del Siam Rama V, in visita a Venezia per comprendere l’arte occidentale, che invita Galileo Chini a Bangkok per realizzare la decorazione del nuovo Palazzo del Trono.
Il viaggio in Siam
È la tarda primavera del 1911 a far da scenario al viaggio straordinario di Galileo verso il Siam.
Galileo ha accettato l’invito e parte da Genova sul piroscafo Derflinger, diretto a Bangkok, dove lo attendono Carlo Rigoli, Giovanni Sguanci, lo stuccatore Giuseppe Innocenti e il doratore Giovanni Barsi, che lo aiuteranno nell’imponente lavoro.
Il viaggio, che l’artista ricorderà nel suo libro “Il tarlo polverizza anche la quercia”, sarà pieno di suggestioni e di impressioni indelebili, che saranno poi tradotte in molte delle sue opere.
Nei primi tempi della sua permanenza a Bangkok, Galileo assiste all’incoronazione del nuovo Re Rama VI, e questa esperienza lo immerge totalmente nello spirito d’oriente, contribuendo a stimolare la sua creatività.
È così che per le immense pareti del Palazzo del Trono, l’Ananta Samakhom Throne Hall, progettato dagli architetti torinesi Annibale Rigotti e Mario Tamagno in grandiose forme neorinascimentali, egli farà rivivere le glorie e la storia della dinastia reale, con un’adesione profonda, ma sempre personale alle suggestioni asiatiche, riuscendo a fondere in mirabile unità stilistica la tradizione rinascimentale italiana con la preziosità orientale in un’opera di grande incanto visivo.
Nel 1912, dopo un breve rientro in Italia per interessi legati sia alla Manifattura, sia alla famiglia, prosegue il lavoro al Palazzo creando al contempo numerosi dipinti ispirati all’oriente, vibranti di luci e colori, che colgono con intima partecipazione i vari aspetti della vita siamese. Tra questi spicca la grande tela dal titolo La festa dell’ultimo giorno dell’anno cinese a Bangkok, uno dei suoi capolavori pittorici, ora esposto nelle sale di Palazzo Pitti a Firenze.
Per l’importanza del suo lavoro in Siam Chini viene decorato dal Re con la maggiore onorificenza del paese: l’Altissimo Ordine dell’Elefante Bianco.
Nel settembre del 1913 rientra definitivamente in Italia, ma non dimenticherà mai le atmosfere orientali, che continueranno a ispirare molti suoi dipinti fino agli anni ’40, e le stesse decorazioni che Chini realizza per sé, negli interni della sua Casa delle Vacanze a Lido di Camaiore.
Dal suo soggiorno riporterà ricordi indelebili e un’importante collezione di oggetti orientali, che donerà nel 1955 al Museo di Antropologia di Firenze.