Museo di Antropologia e Etnologia

Sistema Museale di Ateneo | Università degli Studi di Firenze

Firenze

Oltre ai suoi meravigliosi dipinti, nei quali emerge tutta la suggestione e l’incanto per i luoghi visitati, Galileo Chini riportò dal Siam anche una collezione di cimeli orientali che nel 1950 donò al Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze. 

Perché, tra le tante istituzioni museali fiorentine, il Maestro scelse proprio il Museo di Antropologia e Etnologia?  Sicuramente, la natura della collezione è tale da ricondurre le opere di cui è composta non solo al suo gusto estetico ma anche al suo interesse per gli usi e i costumi della variegata popolazione del Siam. 

L’attenzione del Chini per l’etnografia è confermata dalla tipologia di molti degli oggetti raccolti, che rivelano un concreto interesse per la cultura materiale, l’artigianato locale, la vita spirituale e la storia di quei popoli. L’artista stesso ammette, in una delle molte lettere che accompagneranno la sua donazione, che nella collezione “vi sono cose che si alternano da un valore di etnografico a artigiano e qualche volta il carattere è popolare”. 

Anche l’archeologia è per lui fonte di ispirazione: un nucleo consistente della collezione è formata da cimeli provenienti da Ayuttaya, antica capitale del Siam, che il Chini visitò il 19 novembre 1911 in compagnia dei suoi amici e collaboratori italiani. 

Tuttavia, nonostante il dichiarato approccio etno-antropologico, la collezione Chini comprende  numerosi  manufatti  pregevoli per rarità e raffinatezza di esecuzione, rivelatori della sua  sensibilità artistica. 

Tra le opere più interessanti della collezione, vi sono i costumi e le maschere teatrali, indossate dagli attori-danzatori del tradizionale teatro Khon. Si tratta di maschere dai vivacissimi colori, di raffinatissimi costumi e di accessori per la messa in scena (monili e armi), testimonianze di una forma d’arte tra le più rappresentative della cultura siamese.