Palazzo Comunale Montecatini – MoCA
Mo.C.A. – Montecatini Terme Contemporary Art
Montecatini Terme
Nel 1911 il Consiglio Comunale, certo del “brillante avvenire” di Montecatini che viveva un grande fermento grazie alle Terme, luogo di ritrovo alla moda, che attraeva personalità da tutto il mondo, deliberò la costruzione di un nuovo Municipio che fosse adeguato alle dimensioni e al ruolo che il centro termale andava assumendo.
Alla guerra e alla volontà di realizzare un palazzo funzionale alle esigenze amministrative, ma nello stesso tempo elegante e ricco nei particolari, si devono i tempi non brevi di realizzazione dell’immobile che, terminato nel 1919, fu inaugurato il 26 settembre 1920. Galileo Chini venne chiamato nel 1918 assieme alla “Manifattura Fornaci San Lorenzo” a progettare il lucernario dello scalone, i velari al primo piano dell’edificio e, a piano terra, le vetrate degli Uffici comunali e della Posta, oggi adibito a spazio museale: il Mo.C.A. Montecatini Terme Contemporary Art.
Inoltre Chini realizza un ciclo pittorico attorno al lucernario centrale del piano superiore, in cui raffigura la celebrazione del ritorno alla pace dopo le calamità della Prima Guerra Mondiale, come indicano chiaramente i motti che si trovano nelle lunette centrali sui quattro lati della superficie dipinta: Sapere / Nella pace / Lavorare / Costruire (vedi approfondimento sottostante).
Al piano terra dell’edifico comunale si trova il Mo.C.A. – Montecatini Terme Contemporary Art, piccola ma prestigiosa Galleria Civica che detiene uno dei più grandi Mirò al mondo, Dona voltada d’un vol d’ocells, che in tale occasione si trova a confrontarsi e dialogare con una delle ultime opere di Galileo nella mostra “Galileo Chini – Opere nelle collezioni pubbliche e private di Montecatini Terme”.
A fare da “scenografia” a tale capolavoro e a opere per lo più inedite, le vetrate che ornano i locali del Mo.C.A. e le pitture murali e i velari del Palazzo Comunale, opera anch’essi del Maestro e della sua Manifattura.
I lati con i motti
Ognuno dei motti è sorretto da due putti alati con vesti fluttuanti e nastri rossi al vento. Salendo lo scalone, la parete di fronte al visitatore riporta il motto Sapere, nelle vele del soffitto sono raffigurati un uomo con una corona d’alloro che regge un cartiglio e declama, rappresentazione della Poesia, e un putto alato che si libra su un ramo di pesco tenendo un ramoscello d’ulivo e una statuetta della Vittoria, allegoria dello spirito umano che si innalza vittorioso grazie alla pace.
Contrapposta al Sapere è la parete dove si trova l’affermazione riassuntiva e generale: Nella pace. Sono qui raffigurati Mercurio, dio protettore dei commerci, che nella pace tornano a prosperare, nell’atto di trattenere un cavallo, e una figura di donna che spande fiori. È la Primavera che “perennemente si rinnova” (come Chini già nel 1914 aveva intitolato il ciclo di pannelli realizzato per la Biennale di Venezia) che simboleggia la rinascita ideale dell’umanità.
Nel lato contrassegnato dal motto Costruire, a sinistra del Sapere, sono raffigurati un costruttore intento a innalzare le mura di un edificio e degli operai di cantiere intenti a realizzare una nave.
Nel lato con il motto Lavorare, un contadino intento nella vendemmia e una donna che, con in braccio il suo bambino, è intenta a curare le greggi.
Con queste raffigurazioni Chini ci indica come l’umanità possa fiorire e prosperare solo nella pace e nella concordia. Attualmente le splendide pitture murali sono parzialmente visibili in quanto soggette a lavori restauro realizzato grazie alla convenzione stipulata con “L’istituto per l’arte ed il restauro Palazzo Spinelli” di Firenze.