Galileo Chini e la grande decorazione
Nell’arco della sua lunga carriera Chini realizzò molte grandi decorazioni murarie, dai primi del ‘900 fino alla sua ultima prova nel 1942, e in tutte risalta un’incredibile capacità compositiva, che gli permette di comprendere perfettamente lo spazio in cui la decorazione si sviluppa, così da sfruttarlo in modo totale per dar forma alle sue idee progettuali.
Le sue prime prove sono del 1904-1905, quando è incaricato delle decorazioni interne ed esterne del Palazzo Albergotti ad Arezzo, dove decora le scale e la sala del consiglio. Lungo la scala Galileo raffigura figure femminili allegoriche e alberi carichi di frutti, con uno stile che unisce richiami neomedievali e neorinascimentali a inflessioni liberty; nel soffitto due putti avvolti da nastri reggono una ghirlanda con la data, MCMV. Lungo le pareti della Sala del Consiglio si snoda una grande fascia dipinta con un lungo corteo di personaggi in abiti antichi e animali, realizzata con colori squillanti e un disegno dalla raffinata linea Art Nouveau. Il corteo è ritmato da paraste con capitelli corinzi, a simulare un doppio colonnato in cui i personaggi sembrano avanzare lentamente.
Ancora più grandiosa è la decorazione interna della Cassa di Risparmio di Pistoia, Pescia a Pistoia, inaugurata il 25 luglio del 1905. Qui la mirabile unità decorativa con cui Chini risolve i grandi spazi dell’edificio fa comprendere ancora meglio la sua capacità di percepire lo spazio in funzione della decorazione che vi sarà dipinta. La grandiosa opera pittorica occupa l’atrio d’ingresso, il vestibolo colonnato, lo scalone interno e la sala delle assemblee, in un tripudio di figure, animali e motivi decorativi dai colori puri e brillanti, che si susseguono con un impatto visivo grandioso. Lungo le pareti si rincorrono donne flessuose, animali, e putti avvolti da nastri rossi che sorreggono ghirlande di foglie e frutti, richiamo al Rinascimento, sempre studiato e amato dall’artista, mentre api, melograni e spighe, dal significato propiziatorio, si alternano a motti come onestà, costanza e logica, programmatico intento della Banca.
Dell’anno precedente – 1904 – è il grande decoro per il soffitto del Grand Hotel & La Pace di Montecatini, dove in un cielo notturno dal blu intenso si muovono armoniosamente fluttuanti figure femminili, putti e fronde, in una sorta di grande sogno liberty.
Al 1907 risale la decorazione della Sala del Sogno alla Biennale di Venezia, sulle cui pareti raffigura con libertà e freschezza di tratto un corteo di putti avvolti da nastri fluenti e ghirlande di foglie e fiori, su uno sfondo chiaro di cielo e di mare. L’opera colpirà vivamente il Re del Siam Rama V in visita alla Biennale, che lo vorrà a Bangkok per realizzare la decorazione del nuovo Palazzo del Trono.
Arriviamo al 1909 con un’altra grandiosa impresa, che solo da pochi anni è tornata visibile: incaricato dal direttore della Biennale Antonio Fradeletto, tra gennaio e febbraio decora, in soli 21 giorni, la cupola del Salone centrale del Palazzo dei Giardini alla Biennale di Venezia, con le Allegorie dell’Arte e della Civiltà, una storia della civiltà e dell’evoluzione dell’uomo attraverso le sue conquiste. Lo splendore del colore e l’uniformità della narrazione destano profonda ammirazione fra i critici, e il pubblico ancor oggi stupisce per l’inventiva e lo splendore dei colori.
Nel luglio del 1910 Chini riceve un’importante committenza dalla Confraternita della Misericordia dell’Antella, per decorare la cupola maggiore dell’ingresso del Cimitero, di ben cinque metri di diametro: la Gloria degli angeli che vi dipinge, di profonda suggestione mistica, sarà il suo ultimo lavoro prima della partenza per Bangkok nella tarda primavera del 1911.
Nella capitale del Siam Chini realizza il suo più ampio e impegnativo lavoro di decorazione, facendo rivivere nel grandioso spazio del Palazzo del Trono le glorie e la storia della dinastia reale siamese: con un’adesione profonda ma sempre personale alle suggestioni asiatiche fonde in mirabile unità stilistica la tradizione rinascimentale italiana con la preziosità orientale, in un’opera che incanta l’osservatore.
Al ritorno dal Siam lo attende un’altra importante commissione da parte della Biennale di Venezia: il ciclo di diciotto grandi pannelli su tela dal titolo La primavera che perennemente si rinnova per la sala che nel 1914 la Biennale dedica allo scultore iugoslavo Ivan Mestrovic. In questo ciclo affascinate Chini raffigura l’eterno rinnovarsi della natura, un inno alla vita prima che la grande tragedia della I Guerra Mondiale travolga tutta l’Europa.
Terminato il conflitto, Chini nel 1918 decorerà il Palazzo Comunale di Montecatini Terme, progettato dall’architetto Raffaello Brizzi. Nel ciclo pittorico del soffitto della sala superiore raffigura in otto pennacchi e lunette le allegorie del lavoro e dell’operosità, della giustizia e della pace. Disegna inoltre il lucernario dello scalone e le vetrate dell’Ufficio Postale al piano terra dell’edificio.
Nel 1920 è di nuovo alla Biennale di Venezia, dove realizza per il Salone Centrale del Padiglione Italia numerosi pannelli orizzontali su tela raffiguranti la Glorificazione della Vittoria, con le allegorie delle varie armi dell’Esercito e dell’Eroismo italiano, che avranno grande successo.
Dal 1919 al 1923 lavora alla realizzazione del grandioso Stabilimento delle Terme Berzieri a Salsomaggiore, progettato da Ugo Giusti. Chini concepisce l’intero rivestimento ceramico esterno, ispirandosi all’oriente e al potere salvifico delle acque; nel 1922 nel grande spazio interno dello scalone principale raffigura un’allegoria delle acque, con figure femminili che fluttuano in mezzo a alberi della vita, onde, putti e uccelli multicolori. Nell’Hotel des Thermes, poco lontano, Chini esegue le decorazioni del Salone Moresco e della Taverna Rossa, con una decorazione fantastica in cui unisce richiami al giapponismo alla rappresentazione della natura: cascate di rose, nuvole e bianche gru in volo si fondono con motivi geometrici ripetuti dai colori sgargianti, in un sogno orientale, un’atmosfera da Mille e una Notte resa con grande libertà e generosità interpretativa.
All’Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Parigi del 1925 Chini realizza per il Padiglione Italia, progettato dall’architetto Armando Brasini, due grandi pannelli verticali di soggetto bucolico con cavalli e buoi, così apprezzati che riceveranno il Grand Prix; completano la decorazione il pavimento in gres, due grandi vasi per il vestibolo d’onore, le vetrate e un grande pannello ceramico con racemi e uccelli.
Tra il 1926 e il 1929 esegue diversi lavori, molti dei quali purtroppo scomparsi: tra questi le decorazioni interne di Poggio Diana, un edificio eclettico nel comune di Salsomaggiore oggi in totale stato di abbandono, la Villa Donegani sul Lago di Como, trasformata in appartamenti di lusso, e il transatlantico Augustus, costruito nel 1926 e affondato durante la seconda guerra mondiale, dove Chini aveva realizzato soffitti, pannelli e vetrate. Distrutte dalla guerra anche le decorazioni per il Palazzo della Provincia Livorno, mentre si è conservata l’ampia decorazione realizzata fra il 1927 e il 1928 nella Villa Fonio di Salsomaggiore, con motivi orientali e floreali che richiamano le decorazioni delle Terme Berzieri.
Nel 1929 decora a Pisa il Palazzo Vincenti, in corso Italia, sede del Consiglio Provinciale dell’Economia e del Lavoro (oggi sede di un negozio di abbigliamento), raffigurando nelle sale del primo piano e nel grande scalone di accesso i maggiori eventi della storia pisana.
Il suo ultimo impegno per la grande decorazione sono i dipinti murari realizzati a Bologna nel 1942 nella Casa del Contadino; coperti da intonaco negli anni ’50 i dipinti sono stati riscoperti da poco. Ne restano anche sette grandi cartoni preparatori che raffigurano senza retorica né effetti propagandistici l’ultima grande epopea contadina.