Pia casa di lavoro di Montedomini
Montedomini Azienda Pubblica di Servizi alla Persona
Firenze
Situato nel centro storico di Firenze, nel cuore del quartiere di Santa Croce, lo storico edificio occupa un terreno in prossimità dell’Arno, appena fuori le antiche mura, che nel 1476 era stato concesso dalla Signoria allo Spedale di S. Maria Nuova perché vi costruisse un lazzaretto, cioè uno spedale per gli appestati.
Dal 1905 la struttura accoglie due grandi opere del poliedrico Galileo Chini, pittore, ceramista, decoratore, illustratore fiorentino e protagonista della ricca stagione delle arti decorative italiane fra Liberty e Art Déco che andò dalla fine dell’Ottocento agli anni Trenta: le “Rimembranze garibaldine” in Sala Ballerini, e “Mater dolorosa e soldato” nel Guardaroba Storico.
Rimembranze Garibaldine, 1905
È un toccante dipinto murale quasi sconosciuto, che Galileo Chini eseguì nel 1905 per una parete dell’allora Ospizio Montedomini, in ricordo delle battaglie risorgimentali che si svolsero dal 1848 al 1870. Nella parte destra del dipinto anziani reduci garibaldini sono seduti sui letti o parlano fra loro seduti, solo uno è in piedi appoggiato a un bastone, il volto di profilo perso nel ricordo delle battaglie combattute per unire l’Italia.
Davanti a lui si materializza una visione: avvolti dai fumi della battaglia e dalle nuvole, fanti, cavalieri e cavalli si avventano su una barricata, un garibaldino in camicia rossa giace ferito a terra e sembra guardare il vecchio reduce mentre una bandiera italiana sventola in alto: l’Italia s’è fatta, ma a costo del sacrificio di una generazione che si batté intrepida per l’ideale dell’unità nazionale. In alto, nella parte centrale si legge: Il cuore e il braccio/nel vigore della vita/consacrammo all’Italia/oppressi dalle sventure dagli anni/ci confortano/i gloriosi ricordi delle battaglie/l’amoroso rispetto/delle crescenti generazioni/la speranza/nella grandezza della Patria. Con una pittura dai tocchi soffusi e simbolisti, Chini evoca il ricordo di un grande momento della storia patria, legando l’ardore della battaglia al sentimento struggente della vecchiaia.
Mater dolorosa e soldato, 1917
È un trittico che fa parte dei dipinti eseguiti da Chini durante la Prima Guerra Mondiale. Sono opere legati al dolore della guerra, alla sua insensatezza, al sacrificio di giovani vite, allo sgomento di chi resta. Nel trittico la base della croce riempie lo spazio centrale e divide il fante dalla donna, come divisi li ha la morte. Il soldato affonda i piedi nella neve, a suggerire le dure battaglie combattute sul confine austriaco, che decimarono la gioventù italiana, mentre la giovane donna è rimasta sola con un infante in braccio. Chini senza enfasi né alcun pietismo rende tutto il dolore della guerra e la sua insensatezza, così come farà in altri importanti dipinti: nelle Vedove, a esempio, dove una fila di donne dolenti completamente vestite di nero si muovono in mesta processione, o nella Sepoltura dell’eroe, altro trittico, nella cui parte centrale un vecchio chiuso in un sommesso dolore osserva una cassa ricoperta dal tricolore in una tomba aperta, mentre a destra e a sinistra meste vedove con i bambini in braccio volgono lo sguardo dolente verso di noi, monito silenzioso contro l’insensatezza della guerra.